10 miti (da sfatare?) sul Native Adv
Negli ultimi anni, gli editori hanno visto un calo nelle entrate pubblicitarie a causa dell'aumento di software e plug-in che bloccano gli annunci. Una possibile soluzione? Approfondisci il Native advertising!
Risale a gennaio 2020 l'annuncio da parte di Google di eliminare i cookies di terze parti entro il 2023. Cosa succederà adesso? Quali sono le conseguenze per il digital advertising?
Ormai 2 anni fa, Google ha annunciato quella che per molti è forse la peggiore notizia che potessero ricevere: basta ai Cookies di terze parti, così come stanno procedendo anche Apple, Meta e Mozilla, delle quali parleremo in un secondo momento.
Vediamo oggi come ha deciso di agire il colosso di Mountain View e cosa sta per succedere nel mondo dell'advertising.
La prima proposta lanciata da Google in sostituzione dei cookies di terze parti è stata la tecnologia FLoC (Federated Learning of Cohorts), che propone di raggruppare gli utenti tramite machine learning all'interno di "coorti" basate sugli interessi. Questa idea è stata in brevissimo tempo sommersa dalle critiche. La mancanza di vincoli per consentire l’accesso alla navigazione degli utenti da parte di Google oppure il rischio di identificazione degli utenti dovuto all’eccessiva segmentazione delle coorti (Cohorts), sono solo alcune delle principali problematiche sollevate dagli utenti.
Grazie ai feedback raccolti, Big G ha quindi elaborato una nuova proposta, ovvero il sistema Topics, che dovrebbe aiutare gli inserzionisti a indirizzare agli utenti pubblicità mirate.
In poche parole, Google Topics assegnerà ad ogni utente che utilizzerà il motore di ricerca Google Chrome una serie di categorie pubblicitarie, determinate in base alla navigazione degli utenti. Le categorie possono essere di diverso tipo come sport, viaggi oppure politica. Successivamente, una volta che un utente entrerà all’interno di un sito con inserzioni pubblicitarie, Topics selezionerà tre argomenti (detti proprio topics) che verranno condivisi con gli inserzionisti del sito per un periodo di tre settimane. Con questo sistema, i dati degli utenti non saranno incrociati con nessun server esterno, compresi quelli di Google. Per esempio, se i tuoi “topics” preferiti sono il cinema, il teatro e la musica classica, è molto probabile che questa tecnologia mi mostrerà inserzioni pertinenti rispetto a queste tre categorie di argomenti.
Possiamo intuire che Topics si presenta, a livello di privacy, meno invasivo del suo predecessore FLoC, tuttavia, conferma l’orientamento di Google a non voler abbandonare l’utilizzo dei cookies per raccogliere le preferenze degli utenti.
Nonostante gli studi sperimentali condotti da Google su Topics, la multinazionale americana sta preparando un'altra soluzione chiamata FLEDGE (First Locally-Executed Decision Over Groups Experiment),la quale, a differenza di Topics, mostrerà delle inserzioni in base alle visite degli ultimi siti.
In parole povere, l'idea è quella di aiutare a proteggere la privacy degli utenti limitando la quantità di dati che passa attraverso i sistemi pubblicitari e ai flussi di offerte, circoscrivendo le decisioni relative all'offerta pubblicitaria e al targeting a livello di browser e dispositivo. In questo modo ci saranno meno dati utente da sottrarre per la creazione di profili utente, si sostiene.
Per concludere possiamo confermare che Google ancora non ha trovato una soluzione definitiva per risolvere il problema della fine dei cookie, tuttavia, la fatidica data del 1° gennaio 2023 si sta sempre di più avvicinando.
Negli ultimi anni, gli editori hanno visto un calo nelle entrate pubblicitarie a causa dell'aumento di software e plug-in che bloccano gli annunci. Una possibile soluzione? Approfondisci il Native advertising!
Sappiamo che il mercato è complesso e in continua evoluzione, ma questo è anche un momento ricco di potenziale. Ecco cosa può fare la differenza.
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